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COMUNE
DI POZZALLO |
Carmelo Blandino - Biografia |
Frequentò le elementari e medie a
Pozzallo e l’Istituto Tecnico Industriale a Ragusa, dove si diplomò
perito industriale nell’anno scolastico 1965-1966: come tutti i suoi
coetanei, amava giocare al calcio, dedicando però parte del suo tempo
alla pittura, della quale avvertiva il forte richiamo. Carmelo aveva
infatti cominciato ben presto a prendere dimestichezza con pennelli e
colori: gli comunicavano peraltro emozioni straordinarie, riuscendo a
trasferire sulla tela panorami, scorci di mare o di campagna, dei quali
era particolarmente affascinato. Nascevano così i suoi primi quadri,
esternazione di un’anima ammaliata dall’incontro con la natura:
attraverso l’uso sapiente della sua tavolozza, egli visualizzava un
mondo quasi incantato che, ad un certo punto, dovette tuttavia
abbandonare per fare i conti con la realtà e con le vicende della vita.
A poco più di 22 anni sposò
Matilde Giardina, dalla quale ebbe due figli, e trovò lavoro a Gela, da
dove rientrava a Pozzallo per il fine settimana.
Nonostante gli impegni lavorativi,
riusciva comunque a trovare lo spazio che gli consentiva di aprirsi
al’incontenibile ispirazione, partecipando a numerose rassegne sia a
Gela che in altre città e cominciando così ad affrontare critica e
pubblico: iniziò il 4 maggio 1976 proprio da Gela, partecipando ad una
estemporanea organizzata per il “Maggio Gelese” che gli valse il primo
premio ex-equo. Ne seguirono altre, come la collettiva organizzata dal
Circolo Culturale “Il Gattopardo” di Favara, la “Biennale Internazionale
Marsalese” e la “Biennale nazionale” di Campofranco, in provincia di
Caltanissetta, nella quale gli venne assegnato un prestigioso
riconoscimento. I visitatori furono tanti e la critica appoggiò l’opera
di questo giovane che dipingeva un suo mondo ideale con gioia e
malinconia, rese palpabili da un cromatismo che riusciva a fermare
perfino l’attenzione dell’osservatore superficiale.
Senza dubbio, le mostre sono un
veicolo importante per un pittore che aspira e sogna di far conoscere la
sua produzione artistica: e Carmelo Blandino non trascurava neanche la
scultura, pur restando la pittura il punto centrale della sua
produzione. Curava, tra l’altro, “quadretti” di piccolo formato , che
richiedono precisione e meticolosità, meritandosi il quarto premio al
“Concorso Regionale mini-quadro” di Siracusa, premio bissato poi alla
“Biennale” di Ragusa.
Gli anni dal 1976 al 1982 furono
probabilmente quelli che segnarono la sua maggiore produzione, come si
evince dalle nuove “personali” alla “Botteguccia” di Gela, alla Scuola
Media “Rogasi” di Pozzallo, presso il Club “Amici dell’Arte” a Modica.
Di lui ha scritto Rosario Medoro, critico d’arte e giornalista
pubblicista, come “il colore dai toni bassi e caldi risponda alla stessa
finalità ed al carattere della sua pittura essenzialmente intima,
rivolta alla scoperta di nostalgie interiori suggerite da una pratica
della memoria”.
Non si può peraltro dimenticare
che Carmelo Blandino, dipingendo, riusciva a manifestare una
straordinaria “pozzallesità”, come si può notare dalle immagini della
Marina, del mare, della Torre Cabrera, delle contrade agresti, della
case solitarie.
Purtroppo, il 14 agosto 1993, a
soli 47 anni, un cancro al fegato lo tolse all’affetto della moglie, dei
figli e della famiglia: una morte arrivata proprio negli anni di
maggiore creatività, quelli che formano l’artista, che lo maturano, che
danno al pittore quella spiccata personalità destinata a migliorare la
sua opera. Aveva saputo trasmettere nei suoi quadri le sue emozioni, trasformando la realtà in immagini nel momento stesso dell’ispirazione. Era questo Carmelo Blandino, ma era anche e soprattutto un uomo leale, sincero, generoso, maturo, ricco di umanità, estroverso, sognatore di un mondo pulito che cercava di trasferire sulla tela sempre con uno stile altrettanto pulito, nel rispetto dell’equilibrio dei colori e della musicalità dei chiaroscuri che ne evidenziano la forza. Ed a questo aveva saputo unire l’amore per la sua città natale della quale, rivisitandone gli angoli più o meno suggestivi legati alla sua infanzia, era riuscito a raccontare la quotidianità.
Fonte: Luigi Rogasi, Pozzallesi del XX secolo, cento nomi da non dimenticare.
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