COMUNE  DI  POZZALLO
Provincia di Ragusa
BIBLIOTECA  CIVICA

Carmelo Blandino - Biografia


Carmelo Blandino

Pozzallo, 3 agosto 1946
Pozzallo, 14 agosto 1993

Frequentò le elementari e medie a Pozzallo e l’Istituto Tecnico Industriale a Ragusa, dove si diplomò perito industriale nell’anno scolastico 1965-1966: come tutti i suoi coetanei, amava giocare al calcio, dedicando però parte del suo tempo alla pittura, della quale avvertiva il forte richiamo. Carmelo aveva infatti cominciato ben presto a prendere dimestichezza con pennelli e colori: gli comunicavano peraltro emozioni straordinarie, riuscendo a trasferire sulla tela panorami, scorci di mare o di campagna, dei quali era particolarmente affascinato. Nascevano così i suoi primi quadri, esternazione di un’anima ammaliata dall’incontro con la natura: attraverso l’uso sapiente della sua tavolozza, egli visualizzava un mondo quasi incantato che, ad un certo punto, dovette tuttavia abbandonare per fare i conti con la realtà e con le vicende della vita.
 

A poco più di 22 anni sposò Matilde Giardina, dalla quale ebbe due figli, e trovò lavoro a Gela, da dove rientrava a Pozzallo per il fine settimana.
 

Nonostante gli impegni lavorativi, riusciva comunque a trovare lo spazio che gli consentiva di aprirsi al’incontenibile ispirazione, partecipando a numerose rassegne sia a Gela che in altre città e cominciando così ad affrontare critica e pubblico: iniziò il 4 maggio 1976 proprio da Gela, partecipando ad una estemporanea organizzata per il “Maggio Gelese” che gli valse il primo premio ex-equo. Ne seguirono altre, come la collettiva organizzata dal Circolo Culturale “Il Gattopardo” di Favara, la “Biennale Internazionale Marsalese” e la “Biennale nazionale” di Campofranco, in provincia di Caltanissetta, nella quale gli venne assegnato un prestigioso riconoscimento. I visitatori furono tanti e la critica appoggiò l’opera di questo giovane che dipingeva un suo mondo ideale con gioia e malinconia, rese palpabili da un cromatismo che riusciva a fermare perfino l’attenzione dell’osservatore superficiale.
 

Senza dubbio, le mostre sono un veicolo importante per un pittore che aspira e sogna di far conoscere la sua produzione artistica: e Carmelo Blandino non trascurava neanche la scultura, pur restando la pittura il punto centrale della sua produzione. Curava, tra l’altro, “quadretti” di piccolo formato , che richiedono precisione e meticolosità, meritandosi il quarto premio al “Concorso Regionale mini-quadro” di Siracusa, premio bissato poi alla “Biennale” di Ragusa.
 

Gli anni dal 1976 al 1982 furono probabilmente quelli che segnarono la sua maggiore produzione, come si evince dalle nuove “personali” alla “Botteguccia” di Gela, alla Scuola Media “Rogasi” di Pozzallo, presso il Club “Amici dell’Arte” a Modica. Di lui ha scritto Rosario Medoro, critico d’arte e giornalista pubblicista, come “il colore dai toni bassi e caldi risponda alla stessa finalità ed al carattere della sua pittura essenzialmente intima, rivolta alla scoperta di nostalgie interiori suggerite da una pratica della memoria”.
 

Non si può peraltro dimenticare che Carmelo Blandino, dipingendo, riusciva a manifestare una straordinaria “pozzallesità”, come si può notare dalle immagini della Marina, del mare, della Torre Cabrera, delle contrade agresti, della case solitarie.
 

Purtroppo, il 14 agosto 1993, a soli 47 anni, un cancro al fegato lo tolse all’affetto della moglie, dei figli e della famiglia: una morte arrivata proprio negli anni di maggiore creatività, quelli che formano l’artista, che lo maturano, che danno al pittore quella spiccata personalità destinata a migliorare la sua opera.
 

Aveva saputo trasmettere nei suoi quadri le sue emozioni, trasformando la realtà in immagini nel momento stesso dell’ispirazione. Era questo Carmelo Blandino, ma era anche e soprattutto un uomo leale, sincero, generoso, maturo, ricco di umanità, estroverso, sognatore di un mondo pulito che cercava di trasferire sulla tela sempre con uno stile altrettanto pulito, nel rispetto dell’equilibrio dei colori e della musicalità dei chiaroscuri che ne evidenziano la forza. Ed a questo aveva saputo unire l’amore per la sua città natale della quale, rivisitandone gli angoli più o meno suggestivi legati alla sua infanzia, era riuscito a raccontare la quotidianità.

 

Fonte: Luigi Rogasi, Pozzallesi del XX secolo, cento nomi da non dimenticare.

 

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